Perchè Buona Strada?
Intervista con Roberto Cargnelli
17-10-2016
Con il progetto Buona Strada, la FNAS sceglie di scommettere sul suo pubblico invitandolo alla partecipazione e alla collaborazione. Una “nuova strada”, così possiamo dire, che la Federazione ha deciso di intraprendere per aprirsi anche a chi l’arte di strada non la pratica ma la osserva da spettatore, ne ammira il potenziale e il forte valore culturale.
Ma quali sono state le motivazioni che hanno spinto la FNAS a questa apertura? Da dove nasce l’idea? E quali sono gli obiettivi? Le risposte nell’intervista a Roberto Cargnelli, il promotore di questo progetto che fin dall’inizio ha creduto nelle potenzialità del pubblico dell’arte di strada.
Da dove parte l’idea di rivolgersi al pubblico?
Da una considerazione molto banale, che il teatro di strada e “tutto ciò che va per via” non può prescindere da una interazione col pubblico ben presente. Da questo abbiamo compreso l’esigenza di acquisire adesioni e “complicità” presso quella larga parte di cittadini che non fanno parte del ristretto mondo di artisti e organizzatori dell’arte di strada.
Cosa vi aspettate da questo progetto?
La moltiplicazione di progetti e iniziative, anche non strettamente artistiche ma culturalmente contigue, che prevedano la presenza dell’arte di strada non come “ciliegina sulla torta” ma come ingrediente non secondario della torta stessa.
Quali progetti vorreste realizzare?
Il nostro obiettivo è far comprendere il valore culturale dell’arte di strada declinato come strumento educativo, formativo e aggregativo. Per questo vorremmo il sostegno dei cittadini nella realizzazione di progetti nelle singole realtà locali, con corsi nelle scuole e nelle palestre per tutte le età.
Che azioni volete indurre?
Di solidarietà nei confronti dell’arte di strada, che comporti una rinnovata presa di coscienza sul fatto che lo spazio pubblico è un bene comune che solo i cittadini, con le loro iniziative, possono valorizzare, far cresce e sviluppare. In questo senso Buona Strada ha l’ambizione di inserirsi in quel più generale movimento in atto nel nostro Paese, che vede sempre più spesso presente nelle realtà locali il tema della riappropriazione degli spazi urbani, dagli orti condivisi all’adozione di spazi verdi, agli innumerevoli comitati per mobilità sostenibili e rivitalizzazione delle più diverse architetture urbane abbandonate, presenti ormai in realtà italiane grandi e piccole.
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