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Non me la racconti giusta

murales

L’arte pubblica colora il carcere: il murales racconta la storia di chi abita in Casa Circondariale

30-05-2017

Provincia di Avellino, fine dell’anno 2016. Il progetto si chiama “Non me la racconti giusta” e prende vita dalla collaborazione tra gli artisti Collettivo Fx e Nemo’s, il magazine di arte e cultura contemporanea Ziguline e il fotografo e videomaker Antonio Sena.

Un progetto forte, che rende protagonista una realtà che a noi sembra distante, ma che ogni giorno, in Italia e nel mondo, viene vissuta da milioni di persone: Il carcere.

La vita in “prigione” è qualcosa a cui non si è abituati a pensare, quando ci sfiora un pensiero, subito viene ricondotto a un film o a una serie televisiva, che sia questa Prison Break oppure la sua versione femminile, Orange is the new Black.

Quello che nessuno si domanda è: quali sono le condizioni di vita di queste persone? Come viene vissuta la quotidianità dentro al carcere, l’umanità e la dignità, sono diritti riconosciuti? Oltre alle domande basiche, che si possono trovare banalmente, anche solo cercando i quesiti preferiti dagli utenti su google, la vera domanda da porsi è: come può arrivare alla gente del “fuori” un messaggio reale, che riporti l’interesse e l’attenzione sul carcere? Come creare una connessione tra chi vive il mondo esterno e chi ogni giorno il mondo esterno lo sogna attraverso “un’ora d’aria in cortile”?

“Non me la racconti giusta” è un progetto ben studiato e ben riuscito, che risponde perfettamente a questa domanda e che tira fuori il lato umano del “carcere”, mostrandolo sotto una luce diversa agli occhi della nostra società. Il progetto è semplice, ma d’effetto: i detenuti hanno preso parte alla realizzazione di un murales di grandi dimensioni, insieme ai coordinatori di progetto e agli artisti. Sono stati coinvolti , non solo per la collaborazione in “squadra”con operatori esterni per la realizzazione delle opere, ma sono diventati veri e propri protagonisti, anche della parte progettuale e “riflessiva”, avendo l’opportunità di raccontare le loro storie, tirando fuori da ognuna di queste, un’idea di disegno, un soggetto che rappresentasse lo stato emotivo della collettività che vive quotidianamente la Casa Circondariale.

Da qui nasce il disegno che raffigura il volto di Ulisse, nella Casa Circondariale di Ariano Irpino – Avellino, realizzato da Aleksandr, Antonio, Giuseppe, Jimmy, Roberto, Dymitro e Stanislao, con l’aiuto degli artisti del Collettivo Fx e Nemo’s.

Il primo intervento è partito il 7 di novembre 2016 e si è concluso l’11 dello stesso mese. Gli “ospiti” del carcere, insieme agli artisti e ai coordinatori, hanno collaborato con dibatti, momenti di condivisione e dialogo, alla realizzazione di un soggetto scelto dai detenuti stessi

La scelta di un personaggio come Ulisse riporta immediatamente, come sottolineato anche dal magazine Ziguline, alle vicende epiche narrate da Omero, alla “fatica” fisica e spirituale dell’eroe acheo, nel tentativo di ritornare in patria: un’affinità certamente forte, che permette a chi ha commesso qualche errore e lo ha riconosciuto, di immaginarsi in un suo personale “viaggio” di redenzione e ritorno a casa, sulla “retta via”.

Il secondo intervento è avvenuto dal 21 al 25 novembre 2016, nella Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, sempre in provincia di Avellino. In questo seconda tappa del progetto Antonio, Gianluca, Carmine, Danilo, Francesco, Giuseppe, Raffaele, Pasquale, Renato e Vincenzo hanno scelto come “emblema” l’immagine del celebre personaggio teatrale e cinematografico Antonio De Curtis, in arte Totò. Questo per rendere omaggio a una figura simbolo della terra partenopea, essendo il gruppo di detenuti coinvolti nel progetto di origine napoletana.

Totò fa pensare sì, al personaggio, ma anche alle risate, alla tenacia, alla bravura e alla gentilezza dell’uomo, riconosciuta a livello mondiale.

Il progetto ha rappresentato la possibilità per i detenuti di confrontarsi, all’interno del gruppo e con gli operatori, di terminare un compito, di mantenere costanza e lavoro di squadra per la realizzazione di un obiettivo.

Il secondo risultato portato alla luce da questo operato è stato quello, non meno importante, di far emergere la dimensione carceraria all’interno della nostra società, coinvolgendo le persone che popolano il mondo esterno, attraverso fotografie, video e interviste.

“Non me la racconti giusta” è un progetto culturale, finalizzato alle trasmissione di informazioni che riguardano un’argomento “scomodo” per l’Italia. L’ arte pubblica viene usata come strumento di divulgazione, di sviluppo delle potenzialità personali e di “umanizzazione” di una realtà difficile, da vivere e da comprendere nel profondo.

Aspettando le prossime tappe, ci complimentiamo con chi ha ideato questo progetto e con tutti quelli che hanno partecipato. Un esempio virtuoso, che fa pensare, invitando e invitando-ci alla riflessione fondata, prima di ogni altra cosa, sull’umanità.

“Non me la racconti giusta” è stato supportato e approvato dal Ministero della Giustizia, dal direttore Gianfranco Marcello, dalla direzione della Casa circondariale di Ariano Irpino, dal direttore Massimiliano Forgione, dalla direzione e degli assistenti della Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi.

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